di Luisa Castellini
D’estate quasi un quarto degli accessi al pronto soccorso sono causati da uno stress termico. I campanelli d’allarme, le regole del primo soccorso e, naturalmente, i consigli su come evitarlo.
Confusione mentale, crampi muscolari, nausea e vomito sono i primi sintomi dell’ipertermia, le cui manifestazioni mutano rapidamente. Così la sudorazione è all’inizio abbondante perché il corpo cerca di eliminare il calore in eccesso, ma quando questo meccanismo di termoregolazione non è sufficiente si instaura il colpo di calore vero e proprio. «La temperatura corporea può salire fino a 39°-40° e il quadro neurologico diventa progressivamente più severo: si possono evidenziare agitazione, aggressività, cefalea che il paziente descrive insopportabile, perdita di coscienza secondaria e diminuzione della pressione arteriosa dovuta alla disidratazione – spiega Marco Bordonali, Direttore del Pronto Soccorso dell’Ospedale San Giuseppe di Milano – Gruppo MultiMedica. Sopra i 40° può degenerare in coma per iniziale danno cerebrale e sopra i 41° inizia il processo di morte cerebrale che diventa irreversibile per temperature interne sopra i 45°».
L’intervento? Deve essere immediato La situazione può mutare rapidamente: la cute da arrossata diventa pallida a causa della disidratazione e dell’abbassamento della pressione cui corrispondono una sensazione di freddo e brividi. Che il soggetto sia cosciente o meno, è indispensabile, in attesa dell’arrivo dei soccorsi che devono essere subito allertati, fare tutto il possibile in loco. Bisogna quindi cercare di portare la persona in un luogo fresco e ombreggiato e abbassare la temperatura. Può essere utile rimuovere i vestiti e rinfrescare il corpo con asciugamani o panni imbevuti di acqua fresca, non gelida. Attenzione al ghiaccio: mai posizionarlo a contatto diretto con la pelle ma avvolgerlo sempre in panni, fazzoletti o sacchetti. Non bisogna infatti abbassare troppo in fretta la temperatura, che va se possibile monitorata. Se la persona è cosciente, aiutarla a bere dell’acqua. Non somministrare farmaci antipiretici come aspirina e tachipirina. Verificare la frequenza cardiaca per essere pronti ad eseguire la rianimazione cardio-polmonare in caso di arresto.
Questi consigli sono validi anche in caso di un colpo di sole ovvero di un’insolazione, che avviene quando il corpo, e soprattutto la testa, è esposta troppo a lungo al sole. Alle conseguenze del calore sull’organismo si aggiunge l’effetto dei raggi solari sui vasi cerebrali. Buon senso, idratazione e un po’ di “allenamento”
Evitare un colpo di calore, evenienza grave, è possibile seguendo alcune regole di buon senso, come precisa Bordonali. «Durante una prolungata esposizione al sole si devono sempre evitare il surriscaldamento e la disidratazione. L’abbigliamento deve essere leggero, i vestiti ampi per facilitare la traspirazione cutanea ed è sempre utile indossare un cappello per riparare la testa. Vanno evitati gli sforzi fisici nelle ore più calde e gli spazi ristretti ed affollati». Non bisogna rimanere o lasciare nessuno in auto esposte al sole anche per brevi periodi. Se si è obbligati all’aperto in un luogo assolato, è importante ricordarsi di bere, evitando alcol e caffè. Non ultima l’importanza di una sorta di allenamento. «In un’ottica di prevenzione è sempre consigliabile “allenare” il proprio fisico a rimanere in determinate condizioni ambientali allungandone man mano la permanenza poiché il rischio di colpo di calore è correlato all’abitudine che l’individuo ha di essere esposto ad una data temperatura».