Interessa il 20% dei bambini ed è in costante aumento: generalmente scompare verso i 5-7 anni o entro l’adolescenza, ma non mancano i casi anche in età adulta, sui quali si sta dirigendo l’attenzione della ricerca scientifica.
Il caratteristico prurito è un sintomo che può essere correlato a decine di condizioni patologiche: da qui la nascita di una grande piattaforma sulla quale i dermatologi italiani stanno raccogliendo dati clinici ed epidemiologici per curare al meglio i pazienti e chiarire le relazioni con le altre condizioni infiammatorie
Intervista a Fabio Ayala
• Direttore della Clinica Dermatologica dell’Università Federico II di Napoli
• Presidente Onorario del 92° Congresso SIDeMaST, Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse > sidemast.org di Luisa Castellini
Perché la dermatite atopica è in aumento nei paesi industrializzati?
Un tempo, quando si abitava in ambienti meno igienicamente controllati, l’organismo veniva in contatto con una serie di stimoli immunitari, anche innocui, che lo indirizzavano. Venendo in parte a mancare questa premessa, il sistema immunitario crea con maggiore frequenza una risposta anomala.
Quali sono i meccanismi che la provocano?
Di recente, fra i fattori causali, è stato dimostrato anche il coinvolgimento di particolari globuli bianchi, i linfociti Th17, i cui livelli altalenanti contribuirebbero all’infiammazione e alla difesa dalle infezioni. Di sicuro, nella dermatite atopica, l’alterazione della barriera cutanea è geneticamente determinata, predispone ad un’anomala interazione tra cute e fattori ambientali, con conseguente abnorme risposta immunitaria, che innesca l’infiammazione cutanea. Questa si esprime con vasodilatazione, da cui l’arrossamento, proliferazione e quindi ispessimento della cute e stimolazione delle terminazioni nervose con prurito. Si innesca così un circolo vizioso: più ci si gratta, più la pelle si irrita determinando un aumento del prurito. Quali sono i trattamenti disponibili? Il controllo del prurito è il fattore più importante, altrimenti difficilmente si riescono a bloccare grattamento e irritazione. Data la natura infiammatoria, è buona norma ricorrere a trattamenti locali con antinfiammatori/immunomodulanti (cortisonici, tacrolimus, pimecrolimus, etc) oltre ad emollienti e idratanti, le cui formulazioni moderne si avvicinano molto alla composizione dei normali grassi cutanei, che risultano alterati in gran parte dei pazienti.
Molti genitori esitano a ricorrere al cortisone, perché?
C’è una certa corticofobia. Va spiegato che se il cortisone è impiegato in modo corretto, per determinati periodi, il trattamento diventa poi proattivo. Una volta raggiunto il controllo della malattia, la cura continuerà ad esempio per due giorni la settimana, per un certo periodo o, ancora, sarà alternata ad altri farmaci come gli inibitori della calcineurina. Importante, invece, non ricorrere all’auto-prescrizione, che spesso causa effetti collaterali come smagliature, capillari, assottigliamento della pelle.
Quali altri trattamenti sono previsti nei casi più gravi?
Quando non si riesce a controllare la malattia occorre intervenire per via generale con l’esposizione a lampade che emettono radiazioni ultraviolette UV, la somministrazione di cortisonici per via generale o ciclosporina. Le sorgenti artificiali di UV non sono quelle dei comuni centri estetici ma devono rispondere a determinate caratteristiche di sicurezza ed efficacia, ed essere usate sotto stretto controllo medico. Oggi si usano soprattutto sorgenti di NB-UVB e di UVA1.
La dermatite è spesso correlata con altre condizioni?
Se la relazione con altre situazioni a base allergica (asma, rinite, orticaria, allergie alimentari, aumento della produzione di anticorpi IgE) è nota da tempo, molti studi recenti la indicano come una malattia infiammatoria sistemica in quanto sono sempre più spesso segnalate, soprattutto negli adulti, con altre patologie: malattie infiammatorie intestinali, artrite reumatoide, depressione, disturbi cardiovascolari, diabete.
Come si arriva alla diagnosi?
Non esiste un test al quale sottoporsi. Mentre nel bambino la diagnosi è ormai codificata, nell’adulto il prurito può essere correlato a decine di condizioni diverse. Data la complessità della malattia, la sua frequenza, la compromissione della qualità della vita e le caratteristiche cutanee molto variabili nell’adulto, è in atto uno studio multicentrico che con una piattaforma nazionale online, sta raccogliendo dati clinici, epidemiologici e anamnestici.
Quali obiettivi vi aspettate dalla piattaforma dedicata alla dermatite atopica nell’adulto?
Sarà un punto di incontro per specialisti e ricercatori e uno strumento per raccogliere dati importanti che potranno essere usati per migliorare le conoscenze sulla dermatite e riconoscere subito gli atopici, indirizzandoli verso i dovuti trattamenti. STRILLI:
• I FARMACI: come nella psoriasi, presto saranno disponibili nuovi farmaci bio(tecno)logici, estremamente selettivi e capaci di interferire con i principali mediatori dell’infiammazione della dermatite atopica.
• LA RICERCA: nella pelle dell’atopico si producono numerose interleuchine: alcune (IL-4 e IL-13) possono spiegare l’infiammazione, il prurito e la particolare suscettibilità alle infezioni perché inibiscono la produzione dei peptidi antimicrobici, un sistema complesso primordiale di difesa dell’essere umano.
• ECZEMA: è la caratteristica principale della dermatite atopica, che si presenta con chiazze arrossate, piccole vescicole delle dimensioni di una capocchia di spillo, cute irritabile e secca, pruriginosa e con tendenza alle recidive.
• NON SOLO COTONE: seta privata della sericina, polipropilene, fibre con ioni d’argento: sono molti i nuovi tessuti che gli atopici possono indossare senza temere irritazioni. Ottimi anche gli abiti con etichette e cuciture esterne.