Virus, batteri, muffe e lieviti formano un sistema complesso con cui conviviamo in simbiosi fin dalla nascita.
L’alimentazione e lo stile di vita ne modulano la composizione e l’azione, che può essere più o meno efficace. I risultati delle più recenti ricerche dimostrano quanto sia importante prendersene cura, perché quella che un tempo era chiamata genericamente flora intestinale svolge un ruolo essenziale non “solo” sul metabolismo ma anche sui meccanismi dei processi infiammatori alla base di molte malattie.
Intervista a Francesco Sofi • Professore in Scienze dell’Alimentazione, Università di Firenze • Dirigente Medico, SOD Nutrizione Clinica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi, Firenze • Consiglio Direttivo, Società Italiana di Nutrizione Umana > sinu.it di Luisa Castellini
Negli ultimi anni, la “vecchia” flora intestinale è diventata oggetto di innumerevoli studi e ricerche. Perché si sta scoprendo quanto il microbiota – un sistema unico in ogni individuo, formato da circa 3 kg tra virus, batteri, muffe e lieviti – influenzi in modo determinante la nostra salute non solo a livello gastrointestinale ma anche aiutandoci a prevenire e affrontare molte malattie.
Quale impatto ha la nutrizione sulla composizione del microbiota intestinale?
Altissimo. Modulando quanto approda nell’intestino attraverso l’alimentazione riusciamo a influenzare la presenza o meno di alcuni tipi di batteri. Questo meccanismo è stato dimostrato da diversi studi. Ad esempio si è osservato che colonizzando il microbiota di un topo obeso con i batteri di quello di un altro esemplare sano, non obeso, col tempo il profilo di rischio del primo migliora. Questo significa che cambiando la tipologia di batteri presenti nell’intestino, questo opera meglio su tutta una serie di sostanze che pervengono attraverso l’alimentazione, anche aumentando il dispendio energetico.
In futuro sarà possibile pensare a una dieta ad hoc per il microbiota?
Al momento non abbiamo ancora evidenze tali da poter definire una dieta specifica, anche a livello quantitativo, per modulare il microbiota. Sono in corso diversi studi, tra cui alcuni dedicati a tipologie di diete particolari come uno del nostro gruppo sull’alimentazione latto-ovo-vegetariana, proprio per verificare se questa, rispetto alla scelta onnivora, comporti delle modificazioni significative nel microbiota. Si è già notato come, ad esempio, un elevato consumo di fibre possa aumentare la popolazione di Bifidobacterium, mentre una dieta che ne è povera ma presenta molti zuccheri sembra favorire lo sviluppo di Bacteroides.
Quali sono gli effetti di un’alimentazione scorretta?
Un alto consumo di grassi saturi, di carne, di prodotti di origine animale e di zuccheri e di poca frutta e verdura influenza in modo negativo l’azione dei batteri. Al contrario, una buona alimentazione, secondo il modello della dieta mediterranea, protegge dalle malattie del benessere (obesità, diabete, malattie cardiovascolari, tumori) e stimola l’azione dei batteri positivi. Lactobacillus casei, Bifidobacterium longum, Bifidobacterium infantis, Streptococcus therm sono alcuni dei batteri più noti, che supportano la funzione immunomodulatoria e di barriera del microbiota.
Sulla relazione con quali malattie si sta concentrando la ricerca?
Esistono molti studi correlati a patologie non solo strettamente digestive e metaboliche, ma anche cardiovascolari, neoplastiche e neurodegenerative. C’è un grande interesse per le patologie neuroimmunitarie come la sclerosi sistemica e l’autismo. Sta emergendo come l’asse intestino-cervello non controlli solo l’assunzione di cibo ma concorra in modo importante nell’insorgere di queste malattie. Diversi studi hanno poi mostrato come un invecchiamento in salute sia caratterizzato anche da un’ampia varietà nella popolazione del microbiota e in particolare delle famiglie Ruminococcaceae, Lachnospiraceae, Bacteroidaceae e Bifidobacterium.
Quale ruolo possono avere i prebiotici e i probiotici?
Diversi studi dimostrano che possono avere un effetto positivo nella rimodulazione della composizione del microbiota. Se questo è vero a livello farmacologico, è anche importante ricordare che un’alimentazione varia, ricca di frutta e verdura, con pochi zuccheri e grassi saturi, è il primo modo sostenere l’attività del microbiota, che può essere compromessa, ad esempio, da protratte terapie antibiotiche.
I PRIMI TRE ANNI DI VITA
Già l’alimentazione della mamma in gravidanza influenza lo sviluppo del microbiota. E quello di un piccolo allattato al seno sarà molto diverso dal microbiota di un bimbo alimentato con latte artificiale. È quindi importante che lo svezzamento sia caratterizzato da un basso contenuto di grassi e zuccheri e da un’ampia scelta di cereali, legumi, frutta e verdure.VARIETÀ
Nell’intestino di un adulto, con differenze importanti a seconda della latitudine, sono presenti milioni di batteri. La ricerca scientifica ha individuato almeno 35mila specie anche se di norma ciascuno di noi ne ospita 500-1000 distribuite in modo diverso lungo il tratto gastrointestinale.METABOLISMO
La fermentazione che avviene nel microbiota conduce alla formazione di acidi grassi a catena corta che favoriscono l’assorbimento di calcio, magnesio e ferro. Tra questi spiccano il butirrato, che regola la crescita delle cellule dell’epitelio intestinale e l’acetato, che è metabolizzato nei muscoli, nel cuore e nel cervello.