Cellulari, wi-fi, linee elettriche ad alta tensione: l’esposizione all’inquinamento elettromagnetico è in costante crescita. Un decalogo spiega come ridurla.
A casa, al lavoro, a scuola, già nella pancia della mamma. A prescindere dall’età, dalla salute, dalla sensibilità individuale siamo sempre più esposti all’elettrosmog. «La maggiore preoccupazione della popolazione riguarda la possibilità dell’insorgenza di effetti biologici, dovuti ad esposizioni prolungate a bassi livelli di campi elettromagnetici, che possono innescare processi patologici alla base di malattie degenerative e cancro» spiega Alessandro Miani, presidente della Sima, che ha diffuso un decalogo con alcune pratiche da adottare per ridurre l’esposizione ai campi elettromagnetici non ionizzanti. Meglio, allora, non sostare nelle vicinanza del microonde se si usa molto e, comunque, usare le apparecchiature elettriche ed elettroniche sempre alla massima distanza possibile.
E il cellulare? Usiamolo quando il segnale è buono, per chiamate brevi o ricorriamo ad auricolari e viva voce. A casa evitiamo di tenere sempre accesi apparecchi elettrici ed elettronici e, quando dormiamo, non teniamo tutto sul comodino, magari in carica. Capitolo wi-fi: va usato quando è necessario, in movimento. A casa meglio posizionare le antenne negli ambienti meno frequentati e sul portatile interrompere la connessione per evitare che la ricerca continua delle reti generi inutili esposizioni. Molte le regole per i bambini: collocare i babyphone distanti dal lettino con attivazione locale e soprattutto introdurli agli strumenti elettronici il più tardi possibile. Rispetto a noi sono esposti molto più precocemente. Infine la progettazione: case e uffici dovranno sempre più minimizzare l’esposizione ai campi elettromagnetici.