Subdola, spesso asintomatica, può provocare gravi danni.
Causata da una trombosi venosa profonda non riconosciuta o trascurata, non è ereditaria, ma se non si interviene sui fattori di rischio può ripresentarsi: ecco perché la prevenzione è fondamentale
Lidia Rota Vender • Specialista in Ematologia • Presidente di ALT, Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari Onlus
Paola Santalucia • Responsabile Neurologia d’Urgenza e Stroke Unit, Riabilitazione Neurovascolare IRCCS Centro Neurolesi Bonino Pulejo Ospedale Piemonte, Messina • Vicepresidente di ALT- Onlus > trombosi.org
L’embolia polmonare è una malattia gravissima che rischia di far paura fin dal nome. Ma se conosciuta, può essere prevenuta, evitata e combattuta. Ma andiamo con ordine.
Cos’è un’embolia polmonare?
Nelle vene e nelle arterie possono formarsi dei trombi: questi coaguli, oltre a ostruire il vaso sanguigno e a creare sofferenza, possono staccarsi ed essere trasportati dal sangue fino al polmone. Quando questo accade, prendono il nome di emboli e se attraverso il cuore raggiungono il polmone possono provocare un’embolia polmonare. Una trombosi venosa profonda non riconosciuta e non curata può quindi trasformarsi in embolia polmonare. Accade nel 40% dei casi. E non è da sottovalutare. L’embolia polmonare, infatti, è la terza causa di malattia acuta cardiovascolare e si verifica in Italia in un caso su 100mila abitanti con un tasso di mortalità entro 30 giorni dalla diagnosi dell’11.4%.
Quali sono i sintomi?
La patologia solitamente si presenta con dolore al torace, mancanza di respiro e, qualche volta, con tosse e tracce di sangue nella saliva. Si tratta però di sintomi non specifici e non esclusivi. In alcuni casi, infatti, l’embolia è preceduta o accompagnata da dolore o gonfiore alle gambe (di solito nel polpaccio), pelle pallida o cianotica, febbre, traspirazione eccessiva, battito cardiaco rapido o irregolare, capogiri o vertigini.
Ci sono casi in cui, però, può presentarsi senza alcun disturbo. I fattori di rischio Tra le condizioni meno favorevoli rientrano in particolare il cancro del pancreas, delle ovaie e dei polmoni e molti tumori con metastasi che possono aumentare i livelli delle sostanze che contribuiscono alla formazione di trombi, gli interventi chirurgici – ragion per cui prima e dopo è bene valutare la cura adatta per prevenire la formazione di trombi -, e un’immobilizzazione prolungata perché più si resta fermi nella stessa posizione e più il sangue tende a coagulare e a formare trombi. I lunghi viaggi, ad esempio, rientrano tra i fattori di rischio, specie in areo o in treno tanto che si parla di sindrome da classe economica.
La scarsa libertà di movimento aumenta infatti la probabilità di sviluppare una trombosi delle vene, di solito delle gambe. Il sangue rallenta la sua corsa verso il cuore, coagula formando un trombo e a questo può far seguito un’embolia polmonare. Si consiglia, quindi, di indossare abiti morbidi e calze elastiche, cambiare spesso posizione, mangiare cibi poveri di sale e bere molta acqua. Meglio inoltre evitare stivali, se si viaggia in inverno, e non accavallare le gambe.
Inoltre, è sempre bene prestare attenzione a ciò che il corpo comunica, quindi: una gamba più gonfia dell’altra, un dolore intenso al polpaccio, un rossore diffuso lungo il decorso di una vena o una vena che si gonfia ed è più calda, possono essere dei campanelli d’allarme. A ciò, si aggiungono altri fattori di rischio come fumo, sovrappeso, pressione alta, estrogeni (pillole anticoncezionali) e terapie ormonali. E anche la gravidanza, con il peso del bambino che preme sulle vene del bacino, può diminuire il flusso sanguigno che proviene dalle gambe provocando la formazione di trombi. L’importanza di un intervento immediato Qualora si incorresse in un trombo o, peggio, in un’embolia polmonare, cosa si può fare? Il trattamento prevede l’uso di farmaci che fluidificano il sangue e a volte una terapia di supporto. Per quanto grave, dall’embolia polmonare si può guarire del tutto anche se, se la pressione del sangue all’interno delle piccole arterie del polmone rimane alta, il cuore può ritrovarsi a fare uno sforzo maggiore per pompare il sangue, con conseguente ingrandimento dello stesso. Inoltre è bene ricordare che l’embolia polmonare non è ereditaria ma se non si elimina o non si cura bene la causa che l’ha provocata può ripresentarsi.