Nell’ultimo secolo l’evoluzione delle cure delle malattie da trombosi ha permesso di salvare milioni di vite. Ma una diagnosi e una terapia mirata da sole non bastano: devono essere sempre coniugate all’impegno del paziente, dalla precisione nell’assunzione dei farmaci allo stile di vita.
Lidia Rota Vender
• Specialista in Ematologia
• Presidente Alt, Associazione per la Lotta alla trombosi e alle malattie cardiovascolari > trombosi.org
Li chiamano farmaci salvavita
Perché il loro ruolo, in alcuni casi, è davvero fondamentale. Sono i farmaci anti-trombosi, gli ausiliari della salute che rendono il sangue più fluido ed evitano la formazione di trombi nei soggetti predisposti. Tali farmaci sono divisi in due grandi categorie: antiaggreganti e anticoagulanti. I primi, sono utilizzati per prevenire e curare l’infarto del miocardio e l’ictus cerebrale e agiscono impedendo alle piastrine di aderire fra di loro; i secondi non intervengono sulle piastrine ma bloccano parzialmente i fattori pro coagulanti normalmente prodotti dal fegato. Entrambi devono essere utilizzati solo su prescrizione medica e richiedono grande attenzione.
Gli antiaggreganti
Sono molto efficaci nella cura e nella prevenzione delle malattie da trombosi ed embolia arteriosa come infarto del miocardio, ictus cerebrale, arteriopatie periferiche. Impedendo alle piastrine di aggregarsi, potrebbero provocare delle emorragie e possono portare alla formazione di lividi piuttosto estesi e sproporzionati rispetto ai traumi subiti. Alcuni di questi farmaci, inoltre, possono provocare un calo del numero delle piastrine e dei globuli bianchi circolanti e causare sintomi gastrici e intestinali, come dolori allo stomaco o diarrea. Per questo, nelle prime settimane di cura è bene eseguire periodicamente un prelievo di controllo per l’emocromo e segnalare al medico eventuali sintomi sospetti. Il prelievo, per altro, è ancora più importante in pazienti con trombosi venosa ed embolia polmonare e in pazienti che soffrono di fibrillazione atriale o di malattia delle valvole del cuore.
Gli anticoagulanti
Di solito vengono utilizzati per curare le trombosi venose, ma sono efficaci anche per quelle che si verificano nelle arterie e per prevenire la produzione di emboli che causano ictus cerebrale, come avviene nei cuori che fibrillano. Rientra in questa categoria l’eparina che può essere somministrata per via endovenosa (in ospedale) o sotto cute (anche a casa), una o due volte al giorno, secondo l’indicazione del medico, ma oggi sono disponibili anche le eparine a basso peso molecolare che sono ugualmente efficaci e non richiedono il monitoraggio quotidiano del sangue. Altrimenti, si può ricorrere agli anticoagulanti orali che agiscono riducendo la produzione di fattori della coagulazione da parte del fegato. Per ogni paziente deve essere trovata la dose di farmaco ideale e il loro effetto viene misurato attraverso un prelievo di sangue periodico che misura il PT (tempo di protrombina) espresso come INR (Rapporto Internazionale Normalizzato). Quanto più elevato è l’INR, tanto più fluido è il sangue: l’INR normale è circa 1, quello di un paziente anticoagulato deve essere fra 2 e 3.5 in funzione dell’indicazione del medico e delle diverse situazioni cliniche. Anche gli anticoagulanti, dunque, richiedono una gestione attenta da parte del paziente e del medico e qualora dovessero emergere sintomi da intolleranza o da sovraccarico è bene intervenire. Dal dentista ai viaggi: le precauzioni
Sia chi assume antiaggreganti che anticoagulanti non deve sottoporsi, senza prima aver consultato il medico ed aver eventualmente sospeso/sostituito la terapia, a interventi chirurgici o diagnostici invasivi come una gastroscopia, una colonscopia o una biopsia. E anche dal dentista dovrà prestare attenzione. Inoltre, è meglio non usare anti-infiammatori, evitare il fumo, contenere il peso, praticare almeno 40 minuti di attività fisica al giorno, tenere sotto controllo trigliceridi, pressione e colesterolo. Fondamentale: non dimenticare di prendere il farmaco o assumerlo due volte. In caso di viaggi, è bene portare con sé la scheda con le dosi della terapia, assicurarsi di avere scorte sufficienti di farmaco, evitare sport estremi e, se si va in montagna, rimanere entro i 1.500 metri di altitudine, e in areo muovere sempre le gambe. Per quanto i farmaci anti-trombosi siano salva-vita, dunque, la riuscita della cura dipende come sempre dalla collaborazione del paziente. Vivere bene e a lungo dipende solo da noi.