Il tipo di legame che si instaura tra la mamma e il bambino nei primi tre anni è alla base della sua capacità di conoscere e rapportarsi con fiducia al mondo e quindi di crescere e di vivere ogni futura relazione
Stefania Puglisi
Psicologo-psicoterapeuta e Mediatore Familiare, Genova
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Essere genitori significa prendersi cura di un figlio rispondendo alle sue richieste e ai suoi bisogni. Il figlio non ricerca solo nutrimento ma soprattutto protezione, serenità, calore affettivo e sensibilità da parte della madre. Bowlby, psicologo e psicanalista inglese, con la sua nota teoria dell’attaccamento studiò il legame del bambino alla madre. Comprese che è il prodotto dell’attività di diversi sistemi comportamentali che sfociano nel tentativo di mantenere una vicinanza costante del piccolo alla mamma.
L’attaccamento sicuro
L’attaccamento si sviluppa nella prima infanzia attraversando alcune fasi ed evolvendo in attaccamento sicuro o insicuro. Nel primo caso, il bambino può contare su una base sicura. Questo concetto è stato rielaborato da Bowlby sul finire degli anni ’60 e si riferisce a un ambiente caratterizzato da una madre che permette al bambino di sentirsi pienamente protetto e accettato. Il bambino si sente sostenuto e questo gli permette di rimanere solo con se stesso e di esplorare il mondo circostante senza timore. Attraverso uno stile di attaccamento sicuro, il bambino apprende le basi della fiducia e della reciprocità, che gli serviranno come modello per tutte le future relazioni affettive; esplora l’ambiente con sicurezza; avrà un efficace controllo degli impulsi e delle emozioni; avrà le basi per la formazione dell’identità, che includerà il senso di competenza, l’autostima e il giusto bilanciamento tra autonomia e dipendenza; potrà sviluppare atteggiamenti empatici e compassionevoli; sarà protetto da stress e traumi.
L’attaccamento insicuro
Se privato di una base solida su cui fare affidamento, il bambino tenderà maggiormente a essere oppositivo, provocatorio, impulsivo, bugiardo, aggressivo, iperattivo e autodistruttivo. Proverà una rabbia intensa, si sentirà spesso depresso e senza speranze, sarà lunatico, avrà paura e sperimenterà l’ansia. Sarà irritabile e avrà delle reazioni emotive inappropriate di fronte agli eventi esterni. Avrà credenze negative su se stesso, sulle relazioni e la vita in generale, problemi attentivi e di apprendimento e mancherà del ragionamento causa-effetto. Mancherà di fiducia verso gli altri, sarà controllante, manipolativo, avrà relazioni instabili con i pari e tenderà a incolpare gli altri per i propri errori. Saranno spesso presenti mancanza di empatia, di compassione e di rimorso.
L’attaccamento disorganizzato
Si esprime quando i bambini percepiscono la figura d’attaccamento come fortemente scostante o addirittura minacciosa. Il bambino evita da un lato le richieste d’aiuto e i conflitti e tenderà a non fidarsi degli altri. Lo stato d’animo principale è la paura e la difficoltà a tenere insieme le diverse parti dell’Io. Questo stile di attaccamento si associa con perdite irrisolte, paure e traumi di uno o entrambi i genitori. Le madri di bambini con attaccamento disorganizzato hanno spesso storie di violenze familiari e abusi, trascuratezza emotiva prolungata, sono spaventate dalle memorie del trauma passato, possono presentare problemi di dissociazione e far vivere i loro figli all’interno di un dramma familiare irrisolto (Main & Goldwyn, 1984).