Ridurre l’ipertensione aiuta a diminuire fino al 50% il rischio di essere colpiti dalla malattia: l’importanza dell’automisurazione
Il ruolo dell’ipertensione come fattore di rischio per l’ictus è noto da quasi un secolo» spiega Carlo Gandolfo, Ordinario di Neurologia all’Università di Genova.
«Le prime segnalazioni risalgono agli anni ’20 del secolo scorso; è però dai primi anni ’90 che è risultato evidente, da numerosi studi clinici controllati, che ridurre la pressione arteriosa con i farmaci riduce drasticamente la probabilità di andare incontro alla malattia». Basta una riduzione anche modesta dei valori per abbassare il rischio di ictus anche del 40-50%.
Un giusto livello di pressione è necessario perché il sangue riesca a scorrere nel nostro sistema circolatorio, assicurando così il nutrimento per i tessuti dell’organismo. Quando i valori della pressione sistolica e/o di quella diastolica superano i 140 (per la massima) o i 90 (per la minima), si parla di ipertensione. «Il controllo della pressione arteriosa risulta fondamentale, fino dai 40 anni, ed è ancora più importante nei diabetici, così come il riconoscimento della fibrillazione atriale e l’astensione dal fumo» continua Nicoletta Reale, Presidente di A.L.I.Ce. Italia Onlus. Perché 8 ictus su 10 possono essere evitati seguendo stili di vita adeguati, con un’attività fisica moderata e una sana alimentazione. L’ictus colpisce in Italia ben 200mila persone l’anno e la metà dei superstiti rimane con problemi di disabilità anche grave. Il fenomeno è in crescita perché si registra un invecchiamento progressivo della popolazione e perché tra i giovani è in aumento l’abuso di alcool e droghe.