È conosciuta più di nome che di fatto: così gli italiani spesso trascurano la prevenzione
Colpisce la retina nella sua parte più importante per la visione centrale, la macula, che permette la visione distinta, la lettura dei caratteri più piccoli e la percezione dei colori. All’inizio può essere asintomatica, ma col tempo si evidenzia una perdita della visione al centro del campo visivo con fenomeni di distorsione (metamorfopsie) e/o la percezione di una macchia (scotoma).
La maculopatia riguarda il 10% delle persone tra i 65-75 anni; sale al 27% dopo i 75, per raggiungere il 40-50% degli over 80. Se non trattata, può compromettere la capacità di compiere attività basilari come la lettura, il riconoscimento delle persone, guidare, cucinare e per questo è la principale causa di depressione da malattia nell’età avanzata. Tuttavia è in concreto ancora poco conosciuta: i senior, secondo i risultati di un’indagine condotta dall’Istituto Lorien per conto del Centro Ambrosiano Oftalmico ne conoscono per sommi capi i fattori di rischio (età superiore ai 50 anni, diabete, fumo di sigaretta, abuso di alcol, vita sedentaria, obesità, ipertensione arteriosa), ne sottovalutano i rischi e ignorano l’esistenza dell’OCT (tomografia ottica a radiazione coerente). «Una diagnosi precoce, ottenibile con un semplice esame non invasivo che dura pochi minuti – spiega Francesco Bandello, ordinario di Oftalmologia dell’Università Vita e Salute del San Raffaele – è fondamentale per anticipare la terapia nei tempi giusti». Dove questa, a seconda della forma – atrofica (o secca) e neovascolare o essudativa (o umida) – e dello stadio della malattia può consistere in iniezioni intravitreali con farmaci anti-VEGF, laser, chirurgia maculare o trapianto retinico.