A casa a preparare i piatti della tradizione e a inventare giochi per i bambini o con la valigia per raggiungere i parenti più lontani. Insieme ai vicini, in una comunità oppure in pellegrinaggio, come cambiano feste e riti
Stefania Puglisi • Psicologo-psicoterapeuta e Mediatore Familiare, Genova > puglisistefania-psicologo-genova.com
Le feste permettono di trascorrere delle giornate a casa dal lavoro e dagli impegni quotidiani. Molti organizzano le ferie già mesi prima. Natale è un’occasione per restare a riposo e vedere i figli, le persone care, i familiari che magari vivono all’estero o che sono lontani per motivi di studio o di lavoro. Quanti italiani si mettono in viaggio verso mete straniere a Natale per andare a trovare i figli sposati o riabbracciare i genitori?
Pranzi e cenoni
Le famiglie si incontrano per festeggiare e sempre più spesso questo avviene al ristorante o in luoghi di villeggiatura. Natale è allora inteso come momento di vacanza da tutto, anche dal preparare il pranzo, liberandosi da ogni responsabilità. Diventa più facile per tutti organizzarlo, ma cercando di conservarne il senso di momento di incontro, di festa e di gioia. Festeggiare a casa I bambini sanno che Natale coincide con le vacanze, che ci saranno molti dolci, regali, giochi e, naturalmente, parenti e amici da salutare. La fantasia, le decorazioni e le tavole imbandite governano il susseguirsi delle giornate. I genitori che decidono di festeggiare in famiglia cercano di capire quanti e quali parenti saranno presenti per organizzarsi dalla Vigilia all’Epifania, magari dividendo l’onere della preparazione delle varie portate. Le feste in formato famiglia, quelle tradizionali, restano un meraviglioso momento di dialogo, un’occasione, forse l’unica dell’anno, in cui avvicinarsi al mondo di adulti e piccini. Il tutto inizia mangiando insieme, condividendo, stando insieme e quindi vicini. Allora la preparazione del pasto, magari con ricette tramandate da una generazione all’altra, diventa l’inizio di questa condivisione, un nutrimento del corpo e dello spirito. Da soli o aiutando gli altri.
Ci sono molte realtà in cui la famiglia è il gatto o il cane e magari si è invitati dal vicino di casa o da un amico. Molti sono soli perché si trovano in ospedale, in carcere, in missione in luoghi bellici o in Africa per aiutare chi è senza i fondamenti per esistere degnamente. Ci sono molte realtà lontane dalla nostra e tante persone che hanno impostato la propria vita sull’aiuto di chi è in difficoltà. Ci sono comunità che accolgono figli allontanati da casa per disintossicarsi o per individuare la loro strada e diventare uomini consapevoli e adulti.
Nel “deserto” in ritiro spirituale
Ci sono persone che vedono nell’importanza religiosa del Natale il bisogno di vivere in solitudine. Molti trascorrono questi giorni in uno stato che si definisce di “deserto”: si isolano volontariamente in un luogo di preghiera o in un santuario per crescere spiritualmente e approfondire la propria fede. Il Natale vissuto in un santuario o in un luogo di preghiera è molto diverso dalla festa che immaginiamo a casa. Importanza assoluta è attribuita alla preghiera: si rivivono e si contemplano le tappe della vita di Gesù e il festeggiamento si basa sulla condivisione e lo scambio di regali utili e semplici.
In pellegrinaggio Quest’anno ricorre il centenario dalla prima apparizione a Fatima e il numero dei pellegrinaggi in questa direzione, come a Lourdes, Medjugorie o Santiago de Compostela è nettamente aumentato. Le persone si muovono verso questi luoghi non “solo” per devozione o per rispondere a una Grazia ma anche per cultura, approfondimento, curiosità. I percorsi spirituali ci accompagnano fin dall’inizio dell’esistenza anche se ne siamo inconsapevoli.