Meglio non sottovalutarla e agire d’anticipo vaccinandosi all’inizio della stagione
Ogni anno la domanda si ripete: come sarà l’influenza? La risposta degli esperti è modulata sulle osservazioni effettuate dai colleghi dell’altro emisfero, dove si è già manifestata, ma resta pur sempre un margine di probabilità perché la caratteristica principale dei virus è proprio quella di cambiare.
Certo è il numero degli italiani che sono stati costretti a letto la scorsa stagione, oltre 7 milioni: tra loro molti bambini, senior e malati cronici. Se la prevenzione è importante per tutti, è espressamente consigliata agli over 65, ai bambini con più di sei mesi e agli adulti affetti da malattie croniche, ai lungodegenti, alle donne nel II e III trimestre di gravidanza, al personale sanitario di assistenza, agli addetti ai servizi pubblici, ai familiari di soggetti ad alto rischio e a chi lavora a contatto con gli animali. Il vaccino induce lo sviluppo di anticorpi dopo un paio di settimane dalla somministrazione per cui è meglio farlo all’inizio della stagione senza attendere i “picchi” influenzali o di ammalarsi. La maggior parte delle formulazioni sono trivalenti, ovvero offrono immunità per i tre ceppi virali principali e dal 2014 è presente anche in Italia la formulazione quadrivalente split con un altro virus di tipo B. Vaccinarsi ogni anno evita o attenua l’influenza, se comunque viene contratta, e quindi significa proteggersi dalle sue eventuali complicanze, come il ricovero ospedaliero per i bambini e l’aggravarsi delle condizioni nei malati cronici e negli anziani.