Mario Di Marco
- Medico di Medicina Generale ad Alessandria
Sono molte le condizioni che possono rendere difficile la deglutizione con conseguenze importanti sulla salute, soprattutto degli anziani. Dieta, terapie e nutrizione enterale sono i possibili trattamenti
Sintomo d’esordio
o disturbo ricollegabile a svariate patologie, la disfagia, ovvero l’alterazione della normale deglutizione, richiede al medico di famiglia un primo tempestivo inquadramento diagnostico. La disfagia, infatti, se non riconosciuta e trattata sollecitamente, può portare a conseguenze molto gravi quali malnutrizione, disidratazione e, nelle forme più gravi, anche ad exitus. Un altro evento collegato alla disfagia e spesso sottovalutato, soprattutto nel soggetto anziano, è la polmonite ab ingestis, un’infezione polmonare causata dal passaggio di cibo o di liquidi nei polmoni e dovuta a un disturbo della deglutizione.
Le cause
Sono numerose le malattie che possono portare al sintomo disfagia. L’identificazione della causa è fondamentale per conoscere il decorso e la prognosi della stessa disfagia. Tra le cause più frequenti, oltre alla presenza di corpi estranei inghiottiti inavvertitamente, ricordiamo quelle neurologiche (stroke, demenze, SLA, Malattia di Parkinson), strutturali (tumori del cavo orale, faringe, laringe, esofago, polmone, diveriticolo di Zenker), miopatiche (miastenia gravis, sarcoidosi), infettive (mucosite), iatrogene (effetti collaterali dei farmaci, radioterapia) e psicogene ed altre ancora.
Dieta, terapie e chirurgia
La gestione della disfagia necessita di una équipe multidisciplinare composta da medici specialisti (foniatri, otorinolaringoiatri, neurologi, gastroenterologi, chirurghi), infermieri e terapisti (logopedisti, fisioterapisti). Al medico di medicina generale spetta un ruolo fondamentale, perché è a diretto contatto con il paziente disfagico che deve essere prima identificato come tale e quindi, in seguito, seguito nei vari controlli specialistici. Tra le varie metodiche oggi disponibili quando la nutrizione per os diventa difficile o ad alto rischio per il paziente, si ricorre soprattutto alla PEG (Gastrostomia Percutanea Endoscopica). L’utilizzo della PEG, che si è diffuso dagli anni ’80 a oggi, consente in casi selezionati e non altrimenti trattabili con diete modificate, terapia medica o interventi chirurgici, di garantire al malato un apporto costante e bilanciato di liquidi e nutrienti oltre che la somministrazione di farmaci con una gestione nel complesso semplice sia in regime di assistenza domiciliare che in strutture assistite come le case di riposo. Da ricordare che la PEG deve essere rimossa e sostituita ogni due anni.