Chi non ama la primavera con il risveglio della natura, i colori che ricominciano a farsi brillanti ed intensi, l’aria che si intiepidisce e si riempie delle attività degli animali e dei canti degli uccelli nel cielo?
Certamente l’amano pure i soggetti con allergie ai pollini, anche se a loro non viene preannunciata solo da delicati e idilliaci suoni e profumi, ma soprattutto da occhi che lacrimano, da crisi di starnuti, da naso chiuso e prurito insopportabile nel naso e in gola.
Sono circa il 15-20% di italiani che soffrono di allergia stagionale ai pollini con diversi tipi di manifestazioni che coinvolgono gli occhi, il naso, la gola e, talora, purtroppo anche i bronchi. La manifestazione dell’allergia primaverile ai pollini nettamente più frequente è l’oculo-rinite.
Essa è caratterizzata da occhi arrossati e pruriginosi, con le palpebre leggermente gonfie, abbondante lacrimazione bruciante; il naso è ostruito e la respirazione attraverso le fosse nasali è difficoltosa; malgrado l’ostruzione nasale, è presente una fluente secrezione acquosa, poco irritante, inframmezzata a numerosi starnuti.
Spesso, è accompagnata da un prurito spasmodico, diffuso a tutta la mucosa nasale fino alla gola; una tosse molto secca stizzosa, ad accessi, è segno che sono coinvolti nella reazione allergica anche i bronchi ed essa può rappresentare il primo segnale di interessamento bronchiale da non trascurare assolutamente.
I sintomi della rinite allergica primaverile si prolungano per settimane e mesi, secondo la durata del periodo di diffusione del polline che ne è responsabile, e sono correlati ad una reazione anomala ed esagerata del sistema immunitario; quest’ultimo risponde al contatto con i pollini come se fossero degli aggressori, attivando particolari anticorpi detti immunoglobuline E (IgE), che sono i responsabili dell’inizio della reazione allergica.
Ho già detto che l’allergia ai pollini si manifesta in tempi diversi e ha differente durata secondo i pollini coinvolti e le zone prese in considerazione. L’impollinazione più precoce è quella del cipresso che inizia a gennaio e termina a marzo, cui fa seguito quella delle betullacee (betulla, nocciolo, ontano…) che va da febbraio ad aprile, quella delle graminacee (le erbe dei prati) da aprile a luglio con una coda a settembre, quella dell’olivo da aprile a giugno, quella della parietaria da febbraio a metà ottobre ed, infine, quella delle asteracee/composite, in particolare l’ambrosia, che si colloca da luglio ad ottobre.
COME SI FA A SCOPRIRE O A CONFERMARE IL SOSPETTO DI UNA SENSIBILITÀ AD UN CERTO TIPO DI POLLINE?
Esistono diversi test tra i quali, sostanzialmente, i più usati sono il test cutaneo (PRICK) e il dosaggio, nel sangue, delle già citate IgE specifiche (RAST) per le varie tipologie di pollini. Il test cutaneo si esegue ponendo una goccia di estratto di vari allergeni pollinici sulla cute ed esercitando una pressione con una apposita lancetta sulla goccia stessa. La positività è segnalata dalla comparsa in corrispondenza del punto di pressione di un ponfo uguale a quello prodotto dalla puntura di una zanzara.
LE TERAPIE CONTRO LE ALLERGIE AI POLLINI
La terapia dell’oculorinite allergica stagionale da pollini prevede come primo presidio terapeutico l’allontanamento dall’allergene. Questo è difficilmente realizzabile trattandosi di allergeni inalanti che sono trasportati nell’aria.
Il secondo livello di intervento è la terapia desensibilizzante specifica, che spesso viene chiamata impropriamente vaccino antiallergico. Si tratta, invece, di una terapia basata sulla somministrazione, per via orale, di estratti del polline, cui il soggetto è allergico, partendo da concentrazioni molto basse che vengono gradualmente aumentate fino ad ottenere una desensibilizzazione: l’obiettivo è, quindi, quello di non far più reagire il soggetto al contatto con il polline. La terapia è svolta, generalmente nell’arco di tre anni ed è riservata alle forme di oculo-rinite severe o a quelle complicate con asma.
Il carattere benigno dell’oculo-rinite allergica, ma soprattutto la stagionalità della sua sintomatologia rendono particolarmente indicata la terapia con integratori alimentari o con fitoterapici che possono essere assunti sia a scopo preventivo sia per il controllo della sintomatologia.
Tra i più usati ricordo l’olio di ribes, al dosaggio medio di 500 mg al dì, e l’olio di Perilla, dosaggio medio 1000 mg al dì, ricchi di omega 3 e omega 6, che possono essere usati sia nella fase prestagionale sia nella fase della sintomatologia acuta. Interessante è anche l’uso di omega 3 di origine animale, come l’olio di Krill, come desensibilizzante aspecifico.
Negli ultimi tempi è stato messo in evidenza, sempre più chiaramente, il rapporto tra l’integrità della barriera intestinale e le alterazioni della risposta immunologica che porta all’allergia. Ritengo, quindi, che avranno un ruolo sempre più chiaro, soprattutto nella prevenzione dell’allergia, gli integratori che aiutano a stabilizzare la membrana intestinale quali l’acido butirrico, la palmitoiletanolamide, i nucleotidi, i probiotici…
Utili, infine, gli spray nasali con acido ialuronico e soluzioni saline isotoniche che svolgono sia un lavaggio delle secrezioni e degli allergeni presenti nelle fosse nasali sia un’azione lenitiva sui sintomi (ostruzione, prurito, starnuti…), così come i colliri rinfrescanti ed emollienti con Euphrasia, Camomilla, Acido ialuronico.
Foto © Depositphotos.com