Al mare, in montagna, sull’aereo: il “fattore” estate
Lidia Rota Vender • Specialista in Ematologia • Presidente di ALT, Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari Onlus > trombosi.org
Città roventi, spiagge affollate: per chi soffre di una malattia cardiovascolare il caldo non è l’ideale.
Quando la temperatura sale, aumentano la sudorazione e la dispersione di sali e liquidi. Il cuore batte più rapidamente e il respiro può farsi affannoso. I campanelli d’allarme sono la caduta della pressione arteriosa, un senso di mancamento o vertigine, soprattutto ai cambi di posizione. In montagna bisogna invece ricordare che l’altitudine è uno stress per l’organismo che si deve acclimatare.
Un senso di malessere generale, mal di testa, fiacchezza e nausea sono sintomi del “mal di montagna” che nei casi più gravi può provocare un’edema polmonare. Per chi ha il cuore fragile si sconsiglia di salire sopra i 2500-3000 perché i globuli rossi trasportano meno ossigeno del necessario e il sangue ha maggiore tendenza alla coagulazione. Importante premunirsi contro le basse temperature, che aumentano la pressione, e limitare le attività intense. In generale, meglio evitare le ore più calde, coprire sempre il capo, proteggere occhi e pelle con filtro solare. Misurare regolarmente la pressione ed essere cauti con gli sforzi sono raccomandazioni valide per tutti.
Una visita prima della partenza o durante l’estate è consigliata per eventuali aggiustamenti della terapia – che va continuata regolarmente e, in caso di fuso orario, con quello italiano – informazioni su quelli fotosensibili (come i farmaci per l’aritmia) e sullo stile di vita. Anche un eventuale viaggio in areo deve essere segnalato al medico che potrebbe consigliare di indossare calze elastiche o di assumere eparina in caso di obesità, forti fumatori, flebiti, cure ormonali e gravidanza per evitare la sindrome da classe economica e l’embolia polmonare.
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