
Intervista a Luigi Ferini Strambi
- Direttore del Centro di Medicina del Sonno dell’IRCCS – Ospedale San Raffaele Turro, Milano
- Presidente WASM – World Association of Sleep Medicine
di Luisa Castellini
Spesso ad accorgersene è chi dorme al tuo fianco, perché gli altri segnali passano inosservati o sono scambiati per stanchezza.
La sindrome delle apnee ostruttive è uno dei disturbi del sonno più frequenti e sottostimati, nonostante le sue ripercussioni sulla qualità di vita e la salute.
Le apnee notturne sono un fattore di rischio come l’ipercolesterolemia, l’obesità, il diabete e il fumo. Senza dimenticare che uno dei sintomi principali, la sonnolenza diurna, è responsabile di oltre il 20% degli incidenti stradali. Da qui l’importanza di imparare a prestare attenzione a quegli elementi che possono condurre alla diagnosi e quindi a un trattamento precoce
Cosa accade quando si soffre di apnee notturne?
La respirazione si interrompe, con pause che possono arrivare fino a un minuto e mezzo senza che il soggetto se ne accorga. L’OSAS (Obstructive sleep apnea syndrome) è caratterizzata da ripetuti episodi di completa ostruzione del passaggio d’aria a livello delle vie aeree superiori durante il sonno. Quando l’ostruzione è parziale il soggetto russa, fenomeno che nell’uomo precede magari di 10-15 anni l’insorgenza della sindrome. Durante le fasi di apnea, il torace continua a eseguire i movimenti necessari all’ispirazione per cercare di superare l’ostruzione. Il corpo freme, si agita per ritrovare il respiro e così il cervello, con una sorta di risveglio incosciente.
Il soggetto non si accorge di nulla?
Di norma no: di solito è il partner ad avvertire che il compagno ha un improvviso stop del rumore del russamento, accompagnato da un arresto della respirazione. Quando il respiro riparte la persona emette un profondo sospiro (a volte, una sorta di “barrito”) per poi, poco dopo, riprendere a russare. Il soggetto, da solo, può rendersi conto di russare, di svegliarsi col mal di testa e di soffrire di stanchezza e di sonnolenza diurna. Quest’ultima e il russamento sono però spesso imputati ad altri fattori come la stanchezza. Si stima che l’OSAS non sia individuata nel 93% delle donne e nell’82% degli uomini che pertanto ne soffrono inconsapevolmente.
Perché le apnee notturne non vanno sottovalutate?
Sono un fattore di rischio cardiovascolare alla stregua di un eccesso di colesterolo nel sangue, dell’obesità, del diabete e del fumo. Proprio l’apparato cardiocircolatorio è interessato dall’OSAS: aritmie (l’irregolarità nel battito), ischemie (per la diminuzione dell’ossigenazione del sangue), ipertensione (aumento della pressione) sono possibili conseguenze. I soggetti con OSAS, per la continua frammentazione del sonno, non sono in grado di inibire il rilascio di cortisolo durante la notte, e quindi la pressione arteriosa non diminuisce nel sonno, come normalmente accade. Un aspetto importante è che oltre il 50% dei soggetti che hanno un’ipertensione arteriosa farmaco resistente – che nonostante due o tre farmaci antipertensivi continuano ad avere la pressione alta – presentano in realtà una OSAS.
Quando, oltre a essere un fattore di rischio personale, le apnee diventano un pericolo anche per gli altri?
La frammentazione del sonno conduce alla sonnolenza diurna nel corso di attività noiose, che spesso viene scambiata per stanchezza. Assopirsi può avere conseguenze gravi se capita a persone che svolgono lavori che richiedono concentrazione o quando si guida. Diversi studi dimostrano che oltre il 20% degli incidenti sulle autostrade sono causati proprio dall’eccessiva sonnolenza diurna.
Come si verifica la presenza di apnee notturne?
Per diagnosticare le apnee è necessario sottoporsi almeno ad un monitoraggio cardiorespiratorio, che si può eseguire a casa con un apparecchio portatile: è una sorta di registratore che consente di quantificare il numero di apnee, la loro durata e gravità. Nei casi più complessi, può essere necessario eseguire la polisonnografia in ospedale, nel laboratorio del sonno.
Dieta, maschere nasali, chirurgia: quali sono i possibili trattamenti?
Le possibilità terapeutiche sono diverse, da decidere in base alle caratteristiche dell’individuo e alla gravità. Sempre importante è il trattamento precoce, anche delle forme lievi che altrimenti tenderanno ad aggravarsi. Alcuni semplici rimedi implicano cambiamenti nello stile di vita: evitare l’alcol, fare pasti leggeri (soprattutto di sera), perdere peso e smettere di fumare. Dimagrire è importante, anche nei soggetti non obesi: a volte 5-6 Kg in meno possono modificare significativamente il quadro respiratorio notturno. Nei soggetti che presentano il problema solo quando dormono in posizione supina, è possibile usare dispositivi che impediscono di dormire sulla schiena. La CPAP, una maschera nasale collegata a una macchina che immette aria forzata per mantenere le vie respiratorie aperte, risolve il problema, ma la pressione d’aria deve essere tarata in modo preciso nel singolo paziente. Ci sono anche apparecchi orali costruiti su misura che servono a spostare in avanti la mandibola e quindi a mantenere aperte le prime vie respiratorie nel sonno. Il trattamento chirurgico di tipo maxillo-facciale nei soggetti con mandibola piccola è generalmente risolutivo.
ATTENZIONE AI SEGNALI
Oltre alla testimonianza del partner, ci sono alcuni indizi che possono far capire di soffrire di un disturbo del sonno. La notte, i risvegli frequenti per urinare, che sono dovuti alla liberazione dell’ormone natriuretico. Al risveglio, un mal di testa che in genere svanisce nell’arco di un paio d’ore e la sensazione di non aver dormito abbastanza. Durante il giorno, stanchezza, problemi di concentrazione, attacchi di sonnolenza, irritabilità. Non ultimo l’aumento della pressione.
I NUMERI
Ne soffrono circa due milioni di italiani. Il rischio di sviluppare apnee notturne aumenta con l’età, è più alto negli uomini, con una prevalenza di oltre il 5%, ed è correlato con l’obesità. Nelle donne l’incidenza è del 2-3% e aumenta dopo la menopausa.
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È questo il tema della prossima Giornata Mondiale del Sonno del 17 marzo, che sottolinea l’importanza di un buon riposo per la salute. Eventi, incontri, open day: sono molte le iniziative promosse dall’Associazione Italiana di Medicina del Sonno. Per scoprire le più vicine:
I SOGGETTI A RISCHIO
Sono quelli che presentano un’ostruzione delle prime vie aeree. Nei bambini può trattarsi di tonsille e adenoidi molto sviluppate; negli adulti di una lingua molto grande o di una mandibola piccola. Nella maggior parte dei casi, i soggetti più a rischio sono in sovrappeso, con il collo corto e tozzo. Il ridotto lume e il rilassamento dei muscoli durante il sonno facilitano l’ostruzione delle prime vie aeree. Una circonferenza del collo superiore a 43 cm per l’uomo e di 41 cm per la donna è considerata un segno di rischio per le apnee ostruttive.