Genitori separati e residenti in città diverse fanno a gara per viziare la figlia adolescente, che invece ha bisogno di punti fermi per trovare un equilibrio a tavola e tra i banchi di scuola. Una storia vera, tanti spunti e un incoraggiamento per chi sta valutando una terapia familiare.
Stefania Puglisi
• Psicologo-psicoterapeuta e Mediatore Familiare, Genova > puglisistefania-psicologo-genova.com
Una famiglia si presenta in studio: il papà è violinista, membro di un’orchestra internazionale, e la mamma una commessa. Con loro Carol, una ragazza di 15 anni molto timida e in sovrappeso. La ragazza ha cambiato molti dietologi perché non riesce a seguire un programma di dimagrimento e non è in grado di instaurare una buona compliance con i medici. Carol ha scelto un liceo molto impegnativo e ha avuto difficoltà a inserirsi in classe: ha saltato mesi di lezioni scolastiche ed è già stata bocciata. Ha accumulato sintomi quali nausea, mal di stomaco, obesità, alimentazione selettiva e consumo eccessivo di una marca di cioccolato in particolare. Una situazione critica I genitori sono separati da quando Carol aveva un anno. Vivono in due città diverse e lontane. Il padre è spesso in tournée e non può occuparsi direttamente della figlia. La madre lavora tutto il giorno e non può seguirla. Carol si trova sola di giorno, momento in cui dorme perché ha invertito il ciclo sonno veglia per tutelarsi dalla solitudine. La notte mangia di nascosto il suo cioccolato preferito leggendo libri horror e di fantasia. Terapia familiare: sì, ma quando? Una volta riconosciuta la necessità di affrontare i problemi di Carol insieme alla famiglia, e quindi in un’ottica più ampia, ci siamo dovuti confrontare con molte difficoltà, anche pratiche, causate dell’assenza del padre. Un altro passo importante è stato riconoscere che l’educazione della ragazza si basa sui valori e i principi materni e della zia, che vive da sola, e spesso passa a trovarla. In seguito si è analizzata la quotidianità della ragazza. Carol non segue le normali norme igieniche e la famiglia interpreta liberamente i sintomi della ragazza. La richiesta di dormire con la mamma a 15 anni. Di organizzare la casa in base alle sue sole esigenze, per cui mettendo da parte fotografie, libri, oggetti e soprammobili della madre per far spazio alle letture della ragazza, alle statuine dei cartoni animati e ai suoi oggetti. La mancanza di certezze e di polso fermo non permettono a Carol di costituire una base equilibrata su cui fondare la propria crescita ed educazione. Il padre, quando va a trovarla, la gratifica con molti regali. La madre, per non rimanere indietro, le compra tutto quello che desidera. Essendo a dieta, Carol non dovrebbe mangiare la pizza tre volte a settimana e il cioccolato in formato familiare ogni giorno, ma questa è la sua normalità.
Come intervenire?
Le sedute si eseguono spesso in sottogruppi (madre-figlia, padre-figlia, zia-figlia, nonni-nipote e figlia) e una familiare quando si riesce ad avere mamma e papà insieme, cioè una volta al mese. Negli incontri intervengono il dietologo e la coordinatrice scolastica con cui è stato progettato un piano di reinserimento scolastico e di suddivisione dei compiti nel lungo periodo per poter sostenere le verifiche. L’ansia iniziale di non riuscire si è trasformata piano piano in voglia di farcela. Carol ha migliorato il rapporto con i compagni, che l’hanno inserita in una chat dove tempo prima era stata invitata a uscire, e aiutata nel morale. Il metodo di studio oramai acquisito, grazie al sostegno di un’insegnante a domicilio per le materie fondamentali del liceo, ha aumentato la percezione di Carol come vincente. L’anno scolastico si è concluso con una materia da recuperare in estate, ma con la felicità di aver vissuto i mesi di scuola come un’adolescente uguale a tutti gli altri. Nel frattempo, è migliorato anche il rapporto della ragazza con il cibo. Le difficoltà sono state enormi ma la collaborazione di Carol e della famiglia è stata fondamentale per il buon esito finale. L’impegno, nonostante le difficoltà, è stato da tutti sopportato per aver compreso le potenzialità e aver capito che non erano soli nell’affrontare il peso emotivo della relazione fra adulti, ormai separati, e la figlia adolescente.